USA2024: TRUMP E IL SUPER TUESDAY

La Corte Suprema annulla la decisione del Colorado e riammette Trump alla corsa per la Casa Bianca. Oggi è il Super Martedì di una settimana decisiva per le elezioni di novembre.

Donald Trump può correre per la Casa Bianca: lo ha stabilito la Corte Suprema degli Stati Uniti bloccando, di fatto, il tentativo del Colorado e altri stati che avrebbero voluto bandirlo per il suo ruolo nell’Assalto al Campidoglio, il 6 gennaio 2021. La sentenza, unanime, è arrivata nel pomeriggio di ieri alla vigilia del più atteso appuntamento elettorale delle primarie, il Super Tuesday, in cui 15 stati e un territorio sceglieranno i candidati per la nomination, repubblicana e democratica, in vista delle convention estive. I 9 giudici non si sono espressi sul merito della vicenda, per cui Trump non ha ricevuto ancora nessuna condanna formale, ma rovesciando una sentenza del Colorado e determinando che non è compito dei singoli stati decidere sull’idoneità di un candidato, un’opzione che aprirebbe la strada a caos e conflitti elettorali. Il loro pronunciamento, che rappresenta un precedente per tutti i ricorsi pendenti in altri stati, è un successo per Trump, che l’ha definito una “grande vittoria per l’America”. Dalla sua residenza di Mar-a-Lago in Florida, il tycoon ha affermato che il prossimo passo sarà l’immunità: “Nessun presidente – ha scritto sul suo social Truth – dovrebbe essere incriminato”. La Corte Suprema ha accettato di esaminare — il prossimo 22 aprile — il caso sull’immunità presidenziale invocata da Trump nel processo federale di Washington, in cui il tycoon è accusato di aver tentato di sovvertire il voto del 2020.

Il D-Day delle primarie?

Con diverse centinaia di delegati in palio, più di un terzo del totale per ciascun partito, e votazioni in 15 stati e un territorio, su sei fusi orari diversi, il Super Tuesday è il ‘D-Day’ delle primarie. Trump ci arriva con il vento in poppa e l’ultima vittoria in tasca: quella del Nord Dakota. In gioco ci sono 865 delegati e finora l’ex presidente ne ha collezionati 276 contro i 43 di Nikki Haley, vincendo in tutti gli stati in cui si è votato, a eccezione della capitale Washington DC, dove la ex governatrice ha ottenuto il suo primo successo. Resta però ben lontana dai 1.215 delegati necessari per assicurarsi la nomination del partito. Dal canto loro, i democratici assegneranno 1.420 delegati, anch’essi più di un terzo del totale. Ma né Trump né Biden, in questa tornata, blinderanno di fatto la nomination, pur avvicinandosi al ‘numero magico’: 1.215 per i Repubblicani e 1.968 per i Democratici. Se, come ampiamente previsto, Trump dovesse continuare a macinare vittorie, la prima volta che riuscirà a raggiungere quel numero sarà il 12 marzo, per Biden invece la data prevista è il 19 marzo. Solo a quel punto i due contendenti saranno considerati i candidati in pectore dei rispettivi partiti.

Risultato scontato?

A differenza degli anni passati, stavolta il Super Martedì appare privo di suspense e ci sono pochi dubbi su come andranno le cose. I candidati favoriti delle due parti, Joe Biden e Donald Trump, sono entrambi abbastanza sicuri di vincere, il primo perché ha dei rivali puramente simbolici e il secondo perché a parte Nikki Haley li ha già sbaragliati tutti. Per la ex governatrice, il Super Tuesday rappresenta l’ultima possibilità di ribaltare la corsa in suo favore, ma è più probabile che venga sconfitta nuovamente e persino che annunci il suo ritiro. Anche se l’esito delle primarie è scontato, però,  occorre tenere d’occhio alcuni elementi. In assenza di contendenti, per Biden le sfide in campo sono due: le schede bianche della campagna ‘uncommitted’ promossa dagli elettori che protestano contro il sostegno della Casa Bianca a Israele, e l’affluenza al voto, indicatore del grado di coinvolgimento e mobilitazione del suo elettorato. Per Trump, al contrario, l’incognita riguarderà la capacità di attrarre elettori moderati e istruiti delle aree suburbane. Solo così, infatti, il tycoon – che può contare su una solidissima ma limitata base MAGA – potrà avere delle chances nelle elezioni generali di novembre. In diversi stati, poi, gli elettori saranno chiamati a scegliere anche i candidati per il Senato, per la Camera dei rappresentanti e per i vertici statali. E così in California gli occhi più che sulle primarie sono puntati sul seggio al Congresso della defunta Dianne Feinstein. A contenderselo ci sono tre democratici, che rappresentano le tre anime del partito e un repubblicano, ex giocatore di baseball dei Los Angeles Dodgers, che ha poche possibilità di vincere a novembre ma è tenuto in gioco da una spregiudicata strategia politica di uno de candidati democratici.

Tratto da ISPI

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