UCRAINA, ANNIVERSARIO IN CHIAROSCURO

A due anni dall’invasione russa gli ucraini si ritrovano a corto di munizioni, mentre alcuni alleati cominciano a perdere le speranze: ma l’impasse, più che sul fronte è politica.

due anni esatti dall’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, la pace in Europa non appare ancora all’orizzonte. Mentre a Kiev compaiono le prime, profonde crepe tra la leadership politica e militare e sul campo si registra una sostanziale paralisi, i governi europei – preoccupati per le conseguenze sulla sicurezza del continente e per una possibile disfatta in caso di disimpegno di Washington, stanno aumentando gli aiuti. Collettivamente, ora, hanno promesso più armi a Kiev di quanto non abbia fatto la Casa Bianca e più del doppio dell’assistenza se si includono gli aiuti economici. Un cambiamento significativo rispetto ai primi mesi della guerra, ma che non sembra sufficiente a invertire una tendenza che, al momento, sembra sfavorevole per Kiev. Se nessuna delle due parti sul campo infatti vince o perde, i russi continuano però ad avanzare al costo di enormi perdite e gli ucraini, che non sono riusciti a raggiungere gli obiettivi della controffensiva del 2023, sono sulla difensiva e subiscono perdite significative come quella di Avdiivka. E se il Cremlino, il cui obiettivo dichiarato resta la “de-nazificazione” non sembra voler accettare niente di meno della resa dell’Ucraina, quest’ultima ha chiarito che intende resistere all’urto di Mosca con ogni mezzo possibile. Così, mentre la guerra entra nel suo terzo anno, la battaglia principale si sposta dalle trincee a un altro fronte, quello politico, con il presidente russo Vladimir Putin pronto a scommettere che le divisioni e le esitazioni europee e americane gli consegneranno la vittoria che non è riuscito a ottenere sul campo.

La Russia è in vantaggio?

meno di un mese dalle elezioni in Russia e dopo la morte in detenzione dell’oppositore russo Alexei Navalny, la vittoria di Vladimir Putin per un altro mandato alla guida del paese sembra essere più che scontata. Il leader del Cremlino può farsi forte del fatto che l’economia russa – fortemente militarizzata – stia crescendo e che abbia retto di fatto alle sanzioni europee, grazie soprattutto al sostegno dei paesi del ‘Sud globale’ e della Cina. Un dato che gli consente di ostentare sicurezza all’estero – mostrando Mosca come parte di una nuova “maggioranza globale” contrapposta al “vecchio ordine mondiale” – e in patria, dove senza più nessuno capace di metterlo in ombra, Putin si appresta a ricoprire il ruolo di protagonista assoluto in una simulazione di fedeltà orchestrata degli elettori russi. Se tutto andrà come previsto, dopo il voto potrà inaugurare un nuovo ciclo di repressione interna, mobilitazione ed escalation militare, mentre l’Ucraina continua a scivolare in basso nell’agenda dell’Occidente, man mano che aumenta il rischio di un’escalation del conflitto in Medio Oriente. Tutto sembra tornare a vantaggio del Cremlino che, al momento, controlla circa un quinto dell’intero territorio dell’Ucraina, compresa la Crimea, annessa illegalmente nel 2014, e ampie zone del sud-est a Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia, e della regione di Kherson.

Lo stallo è politico?

La guerra di logoramento sta mettendo a dura prova l’Ucraina: nelle ultime settimane il presidente Volodymyr Zelensky ha licenziato il massimo comandante militare, il generale Valerii Zaluzhnyi, dopo che le divisioni tra i due erano diventate pubbliche. E dal punto di vista militare, la recente ondata di offensive russe arriva mentre Kiev è in grave carenza di munizioni, essenziali per le sue truppe sul campo di battaglia. Come se non bastasse, per l’Ucraina, la cui popolazione è meno di un terzo di quella russa ed è sempre più esausta, come dimostrano le numerose richieste di smobilitazione, sarà più difficile reclutare le forze di cui ha bisogno. Inoltre, a differenza di Mosca, Kiev resta totalmente dipendente dal sostegno occidentale: la recente approvazione da parte dell’Unione Europea di 54 miliardi di dollari in assistenza finanziaria consentirà allo stato ucraino di continuare a funzionare, ma gli Stati Uniti rimangono l’ago della bilancia. Se il Congresso non approverà la richiesta di 60 miliardi di dollari e la Casa Bianca non accelererà la fornitura di armi avanzate, le prospettive di respingere le truppe russe nel 2024 si faranno molto più cupe. In questa situazione, il risultato delle elezioni americane di novembre sarà cruciale: se il prossimo presidente rinuncerà a sostenere Kiev, la Russia potrebbe avere il sopravvento e la capacità dell’Ucraina di sopravvivere come stato indipendente sarà fortemente compromessa.

Scegliere la vittoria?

La guerra della Russia in Ucraina ha rivelato tutte le fragilità del blocco occidentale. Dopo decenni di pace e crescita globalizzata, alcuni leader europei sembrano riluttanti ad affrontare la nuova realtà delle cose: quella di un mondo frammentato in cui si affacciano vecchi e nuovi nazionalismi, fenomeni di populismo e polarizzazione, in ascesa negli Stati Uniti come nel vecchio continente. Ma se i campanelli d’allarme in Georgia nel 2008 e in Crimea nel 2014 sono stati sottovalutati, l’invasione su vasta scala dell’Ucraina è stata un elettroshock e le dichiarazioni del probabile candidato repubblicano alle presidenziali americane, che invita apertamente la Russia ad attaccare i membri della Nato, non sono meno sconcertanti. Il 2024 è un anno fondamentale per le sorti del conflitto in Ucraina. Secondo i calcoli del ministero della Difesa estone, per consentire al paese di continuare a difendersi e prepararsi ad una nuova controffensiva nel 2025, i paesi occidentali dovrebbero investire solo lo 0,25% del loro Pil. Uno sforzo che potrebbe far uscire Kiev da quella che è una impasse solo apparente: l’Ucraina potrebbe imporsi, se l’Occidente aumentasse il suo sostegno rendendo il costo della guerra insopportabile per Mosca. Allo stesso modo, la Russia può prevalere se l’Occidente non mobiliterà le risorse necessarie. In quel caso significherebbe perdere un conflitto che si è deciso di non vincere.

Tratto da ISPI

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