INDONESIA, UN GIGANTE AL VOTO

Elezioni da record in Indonesia, dove più di 200 milioni di cittadini si sono recati alle urne in un solo giorno. Prabowo Subianto è avanti nei primi risultati, ma l’esito definitivo arriverà a marzo.

Duecentocinque milioni di votanti in 820mila seggi, sparsi su oltre 17mila isole e tre fusi orari. Il 52% degli elettori ha meno di 40 anni, quasi un terzo meno di 30. Sono questi alcuni degli impressionanti numeri delle elezioni in Indonesia , i cui cittadini sono stati chiamati oggi a scegliere il futuro presidente, ma anche i loro rappresentanti nel parlamento e nei consigli locali. Le operazioni di spoglio sono iniziate subito dopo la chiusura dei seggi alle 13.00 (orario di Giacarta, le 6.00 del mattino in Italia). I risultati del voto verranno annunciati ufficialmente soltanto il mese prossimo, probabilmente entro il 20 marzo, ma i dati preliminari danno in vantaggio il ministro della Difesa Prabowo Subianto, seguito dagli sfidanti Ganjar Pranowo e Anies Baswedan. Quale che sia l’esito delle urne, la tornata elettorale appena conclusa ha rappresentato un nuovo, grande esercizio di democrazia per l’Indonesia . Il paese, quarto al mondo per popolazione e prima economia del sud-est asiatico, ha infatti trascorso gran parte del XX secolo sotto il dominio coloniale e successivamente sotto la dittatura autocratica di Suharto.

I cittadini indonesiani di età superiore ai 17 anni sono stati chiamati a scegliere il successore di Joko Widodo, noto anche come Jokowi, che ha guidato il paese con due mandati da presidente per quasi dieci anni. A sfidarsi per prenderne il posto sono il ministro della Difesa in carica Prabowo Subianto, che ha dominato i sondaggi durante la campagna elettorale, l’ex governatore della provincia di Giava Centrale, Ganjar Pranowo, e l’ex governatore della capitale Giacarta, Anies Baswedan. La legge indonesiana non prevede la pubblicazione di exit poll, ma poco dopo la chiusura delle urne sono stati divulgati i primi “conteggi rapidi”, che prendono in considerazione campioni di schede scrutinate in varie zone del paese. Secondo i quick counts forniti dal Center for Strategic and International Studies, che ha contato il 73% dei risultati del campione, Prabowo è in testa alla competizione con il 58,5%, mentre Anies e Ganjar sono rispettivamente al 24,7 e al 16,75%. Se confermati, questi risultati consentirebbero a Prabowo di aggiudicarsi la presidenza senza ballottaggio (previsto eventualmente per il mese di giugno). Prabowo ha pronunciato un discorso a Giacarta, accompagnato dal candidato vice Gibran Rakabuming Raka (figlio di Widodo) dicendosi grato per il sostegno ottenuto e fiducioso di aver vinto al primo round.

Oltre alla presidenza, gli indonesiani hanno votato per rinnovare l’Assemblea consultiva del popolo , nome ufficiale del parlamento bicamerale di Giacarta, oltre che per una serie di organismi di rappresentanza a livello locale. In totale, i votanti hanno ricevuto ai seggi ben cinque schede elettorali e non c’è da stupirsi se le operazioni di spoglio esigeranno tempi lunghi. In ogni caso, la tornata elettorale restituisce l’immagine di un paese giovane, dinamico, pronto a onorare il processo democratico del  colosso asiatico con una nutrita affluenza alle urne. Gli indonesiani, infatti, si sono presentati in forze ai seggi in tutto l’arcipelago, anche se la pioggia torrenziale ha causato l’apertura in ritardo di alcuni seggi. Prabowo gode di grande popolarità, nonostante alcune ombre oscurino il suo passato . Il ministro della Difesa, infatti, ha ricoperto posizioni di spicco negli apparati di sicurezza durante la dittatura di Suharto, suo suocero, che ha governato l’Indonesia per 30 anni reprimendo brutalmente dissidenti e attivisti pro-democrazia. Ganjar, invece, è considerato un “uomo del popolo”, in continuità col presidente uscente Widodo, ed è il candidato ufficiale del Partito democratico indonesiano, attualmente al governo. Anies, ministro dell’Istruzione nel precedente esecutivo, propone invece discontinuità rispetto Jokowi ed è considerato vicino all’islam politico indonesiano.

Paese a maggioranza musulmana più popoloso al mondo, l’Indonesia è in realtà un crogiolo di diversità linguistiche, storiche e culturali, esattamente come si addice un arcipelago. La popolazione, estremamente giovane, vede nella sicurezza economica e nel lavoro le priorità per il futuro di una delle realtà più promettenti del continente asiatico, cresciuta a ritmo sostenuto nell’ultimo decennio ma che nel 2024 rischia una stagnazione. Sul fronte internazionale, invece, è molto difficile che il futuro governo – a prescindere da chi lo guiderà – abbandoni la tradizionale dottrina di non allineamento inaugurata da Sukarno , primo presidente e “padre della patria” deposto dal generale Suharto nel 1967. Non a caso, la città giavanese di Bandung fece da sfondo nel 1955 alla conferenza afroasiatica che diede vita al movimento dei non allineati, guidato fra gli altri dallo stesso Sukarno, dall’indiano Nehru e dal presidente egiziano Nasser. Ciononostante, oggi l’Indonesia è fortemente corteggiata sia dalla Cina che dagli Stati Uniti per la sua posizione strategica e per la ricchezza di risorse preziose, in particolare il cobalto e nickel, che la rendono un attore cruciale nella competizione tra le due superpotenze

Tratto da ISPI

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