CONSIGLIO EUROPEO: ACCORDO TROVATO?

Prime Minister of Hungary Viktor Orbán (C) as seen talking with the President of France Emmanuel Macron (L) and the Prime Minister of Greece Kyriakos Mitsotakis (R) at the Round Table - Tour de Table meeting room, during the European Council summit with the EU leaders before the talks. European leaders agreed to open EU accession talks with Ukraine and Moldova. Hungary blocks €50bn in EU aid for Ukraine hours after membership talks were approved. Hungary’s PM Viktor Orban vetoed the plan of the bloc for extra money to Kyiv. EUCO, Brussels, Belgium on December 14, 2023 (Photo by Nicolas Economou/NurPhoto)NO USE FRANCE

Orban ritira il veto e i leader europei approvano il pacchetto di aiuti all’Ucraina. Zelensky: “È questa l’Europa che conta”

Mentre fuori dal Parlamento, questa mattina, la protesta degli agricoltori cingeva d’assedio le istituzioni comunitarie, al Consiglio Europeo straordinario – il vertice dei capi di Stato e di governo convocato a Bruxelles – si preparava la vera battaglia. Una resa dei conti temuta e auspicata insieme, che però non si è di fatto materializzata: il tema era quello degli aiuti all’Ucraina, un pacchetto del valore complessivo di 50 miliardi di eurobloccati a dicembre dal veto dell’Ungheria di Viktor Orban che, nonostante numerosi tentativi, aveva scartato ogni possibilità di approvarli. Almeno fino a questa mattina. A vertice non ancora cominciato, infatti, il presidente del Consiglio Charles Michel ha annunciato: “ Abbiamo un accordo. Tutti i 27 leader hanno concordato un pacchetto di sostegno aggiuntivo di 50 miliardi di euro per l’Ucraina all’interno del bilancio dell’Ue”. Una dichiarazione a sorpresa per annunciare il raggiungimento di un obiettivo ambito, ostacolato fin qui dalla contrarietà di un solo stato, e inaspettatamente reso possibile da un’intesa di cui però non sono stati resi noti i contenuti. “Oggi è un buon giorno per l’Europa” ha commentato la presidente della Commissione Ursula von Der Leyen, sintetizzando il sollievo di molti per un successo politico importante per l’Europa e l’approvazione di fondi essenziali per la resistenza ucraina. Anche se è apparso strano che la controversia fosse risolta in pochi minuti e non sia stato spiegato il motivo che ha portato Orban a cambiare idea. Come ha tatto notare David Keating, corrispondente di France24 da Bruxelles: “Cosa ci facciamo tutti qui? Cosa ha fatto cambiare idea a Viktor Orban e qual è il motivo per cui ha ritardato l’invio degli aiuti all’Ucraina di un mese e mezzo?”.

Stavolta per ottenere un accordo all’unanimità, non è stato necessario come avvenuto a dicembre, chiedere a Viktor Orban di uscire dalla stanza. Il superamento dell’impasse si è raggiunto nel corso di un colloquio ristretto alla presenza di Charles Michel, Ursula von der Leyen, e i leader di Francia, Germania e Italia, poi allargato ad altri partecipanti. I leader europei – secondo Politico – sarebbero riusciti a far cambiare idea a Orban aggiungendo tre passaggi determinanti all’interno del documento conclusivo del vertice: il primo prevede un dibattito annuale sull’attuazione del pacchetto di aiuti, che era stato offerto ieri come ‘ramoscello d’ulivo’, ma che da solo non aveva soddisfatto Budapest. A questo si aggiunge che, se necessario, fra due anni il Consiglio europeo “potrà invitare la Commissione a presentare una proposta di revisione del pacchetto di aiuti nel contesto della revisione del bilancio comunitario”. Ma soprattutto inserendo un richiamo che precisa che la modalità con cui sarà valutato lo Stato di diritto in Ungheria dalla Commissione europea, avvenga “ in modo giusto e obiettivo”. Un passaggio che sarebbe stato particolarmente apprezzato dal leader ungherese, poiché riguarda il cosiddetto “ meccanismo di condizionalità” e ha implicazioni dirette per i 6,3 miliardi di euro di fondi di coesione destinati all’Ungheria e congelati da Bruxelles, proprio a causa di carenze nello stato di diritto.

“L’Ue ha dimostrato che le sue parole contano e che le sue promesse funzionano nell’interesse dell’intera Europa”; non ha nascosto la soddisfazione il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel suo intervento da remoto al Consiglio europeo. “La decisione politica presa a dicembre che ha dato il via libera ai negoziati di adesione con l’Ucraina ha dimostrato che le priorità europee, definite da tutti i leader europei, sono state soddisfatte. Questo è il tipo di politica di cui tutti avremo bisogno in futuro in Europa. Quest’anno. E ogni anno a venire. Quindi, grazie mille ancora”, ha aggiunto il presidente per cui il pacchetto di aiuti destinati a Kiev in quattro anni , è fondamentale per sostenere l’economia ucraina, mentre l’amministrazione americana fatica ad ottenere il via libera del Congresso per il suo pacchetto di sostegno da 60 miliardi di dollari. L’Ucraina dipende dal sostegno dei suoi alleati occidentali, in particolare degli Stati Uniti, per respingere l’invasione russa, ormai prossima ai due anni. Quello raggiunto dai leader Ue “è un passo di proporzioni storiche – ha aggiunto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba – che dimostra che qualsiasi discorso sulla presunta ‘stanchezza’ o ‘calo di sostegno’ è semplicemente falso”. Gli ha dato ragione il premier polacco Donald Tusk, che arrivando a Bruxelles questa mattina ha detto ai giornalisti: “ Non siamo stanchi dell’Ucraina. Siamo stanchi di Viktor Orban”.

Anche Orban si è detto soddisfatto dell’accordo e ha dichiarato di aver ritirato il proprio veto dopo aver negoziato un “meccanismo di controllo che garantisca un utilizzo razionale dei fondi”. Ora il Parlamento europeo dovrà approvare l’aumento del bilancio pluriennale che include i 50 miliardi di euro per l’Ucraina. Il voto si svolgerà alla fine di febbraio, il che significa che i fondi cominceranno ad affluire in Ucraina non prima di marzo. “Orban è tornato in sé”, commenta al Financial Times un diplomatico presente al vertice di questa mattina. Ma la sua politica del ricatto, questa volta, ha esasperato i colleghi europei come mai accaduto prima. In alcune capitali si è persino ventilata la possibilità di ricorrere all’articolo 7 che prevede la sospensione dei diritti di adesione di uno stato, compresi quelli di voto, per violazione sistematica dei valori fondamentali. Alla fine, l’opzione nucleare non è scattata e l’intesa sull’Ucraina si è trovata, ma Orban sta tuttora bloccando la creazione di un fondo per i trasferimenti di armi all’Ucraina, ritardando la ratifica dell’adesione della Svezia alla NATO e avrà diverse opportunità per rallentare anche il percorso di Kiev verso l’UE. Tali azioni vanno contro gli interessi della politica estera europea in un momento di guerra nel continente. Per questo, alcuni lo accusano di fare gli interessi del Cremlino, mentre altri pensano che segua solo l’interesse personale. Pochi si illudono che smetterà di essere la principale spina nel fianco all’interno dell’UE.

Tratto da ISPI

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