NARGES MOHAMMADI: UN NOBEL ALLE DONNE IRANIANE

Il premio all’attivista che lotta contro l’oppressione delle donne in Iran è un Nobel al movimento “Donna, vita, libertà!”.

Il Premio Nobel per la pace del 2023 va alle donne iraniane che resistono alla brutalità del regime di Teheran. Lo ha annunciato il Comitato norvegese per il Nobel nominando vincitrice della prestigiosa onorificenza Narges Mohammadi. L’attivista 51enne, attualmente detenuta nel carcere di Evin per “diffusione di propaganda” e per un totale di circa 12 anni di reclusione, è stata arrestata 13 volte e ha subito cinque condanne per un totale 31 anni di carcere e 154 frustate. Pur essendo detenuta in modo quasi continuativo dal 2011 ad oggi, Mohammadi ha continuato a denunciare gli abusi commessi ai danni dalle donne anche all’interno del carcere. È vicepresidente del Centro per i difensori dei diritti umani in Iran, fondato dal premio Nobel Shirin Ebadi, e sposata con Taghi Rahmani, attivista politico che vive in esilio in Francia con le loro due figlie. Famigliari che la Mohammadi non vede da un anno e non può abbracciare da otto, perché le autorità non autorizzano le visite. Nell’annunciare la sua vittoria, il comitato ha sottolineato che “la sua coraggiosa lotta ha avuto un grande costo personale” e invitato l’Iran a “fare la cosa giusta”, liberandola e consentendole di ritirare di persona il premio alla cerimonia di consegna che si terrà il 10 dicembre a Oslo.

Il premio a Narges Mohammadi è un Nobel al movimento “Donna, vita, libertà!” germogliato in Iran dopo nel settembre 2022. La studentessa curda, morta mentre si trovava sotto la custodia delle autorità religiose con l’accusa di ‘indossare male il velo’, avrebbe compiuto 22 anni solo quattro giorni dopo. La versione ufficiale delle autorità, allora, riferì di un decesso per “problemi fisici preesistenti” e gli agenti della polizia negarono di averla picchiata, ma la loro versione non convinse. La sua uccisione innescò una delle più ampie ondate di proteste contro la Repubblica islamica dalla sua fondazione nel 1979. Le manifestazioni si diffusero a macchia d’olio in tutto il paese coinvolgendo la popolazione in maniera trasversale e continuarono nonostante il controllo di Internet e una repressione feroce messa in campo da Teheran. In diversi paesi del mondo, furono organizzate manifestazioni di solidarietà a sostegno delle piazze iraniane, al grido di “Donna, vita, libertà!”. Secondo Human Rights Activists News Agency, organizzazione che promuove la difesa dei diritti umani, in Iran tra settembre 2022 ed oggi ci sarebbero stati più di 500 morti – tra cui molti minori – e circa 20mila arresti. Come se non bastasse, dopo mesi di repressioni e volenze, migliaia di studentesse iraniane sono state oggetto di misteriose intossicazioni di massa e c’è chi sospetta una ‘vendetta’ del regime per le proteste.l’omicidio di Mahsa Amini nel settembre 2022. La studentessa curda, morta mentre si trovava sotto la custodia delle autorità religiose con l’accusa di ‘indossare male il velo’, avrebbe compiuto 22 anni solo quattro giorni dopo. La versione ufficiale delle autorità, allora, riferì di un decesso per “problemi fisici preesistenti” e gli agenti della polizia negarono di averla picchiata, ma la loro versione non convinse. L’uccisione innescò una delle più ampie ondate di proteste contro la Repubblica islamica dalla sua fondazione nel 1979. Le manifestazioni si diffusero a macchia d’olio in tutto il paese, coinvolgendo la popolazione in maniera trasversale, e continuarono nonostante il controllo di Internet e una repressione feroce messa in campo da Teheran. In diversi paesi del mondo, furono organizzate manifestazioni di solidarietà a sostegno delle piazze iraniane, al grido di “Donna, vita, libertà!”. Secondo Human Rights Activists News Agency, organizzazione che promuove la difesa dei diritti umani, in Iran tra settembre 2022 ed oggi ci sarebbero stati più di 500 morti – tra cui molti minori – e circa 20mila arresti. Come se non bastasse, dopo mesi di repressioni e violenze, migliaia di studentesse iraniane sono state oggetto di misteriose intossicazioni di massa e c’è chi sospetta una ‘vendetta’ del regime per le proteste.

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*