Russia: La rivolta di Prigozhin

Il leader del gruppo paramilitare Wagner Yevgeny Prigozhin ha accettato di interrompere la marcia che i suoi mercenari hanno intrapreso diretti verso Mosca, dopo un colloquio telefonico con il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko. Lo riferisce l’agenzia di stampa “Tass”, secondo cui sarebbe stata individuata una “soluzione accettabile” per risolvere la situazione, con annesse anche delle garanzie di sicurezza per i combattenti del gruppo Wagner. L’annuncio è arrivato al termine di una giornata convulsa ore dopo che i paramilitari erano entrati nella città di Rostov sul Don, nel sud della Russia, da dove hanno lanciato una “marcia per la giustizia” ovvero un’insurrezione armata contro l’esercito russo e i suoi vertici militari. “Metteremo fine al caos che sta avvenendo in questo paese” aveva detto Prigozhin, sostenendo di avere sotto il suo controllo 25mila uomini e minacciando di arrivare a Mosca, se la sua richiesta di incontrare il capo di Stato Maggiore e il ministro della Difesa, non fosse stata accolta. Questa mattina In un intervento in diretta televisivaVladimir Putin ha accusato il capo della Wagner, un tempo un suo fedelissimo, di “un alto tradimento” che “sarà punito”. Con toni che confermano la gravità della minaccia, il leader del Cremlino ha definito la rivolta armata una “pugnalata alla schiena” e ammesso che la Russia sta combattendo “la battaglia più dura per il suo futuro”. Secondo fonti dell’intelligence britannica, i reparti della Wagner, rientrati in territorio russo attraversando il confine ucraino in più punti sarebbero arrivati quasi alle porte di Mosca in poche ore. La rivolta di Prigozhin, la sfida più diretta al sistema di potere russo dall’inizio della guerra, ha mostrato che Putin non ha più alcun controllo delle forze armate che non hanno opposto praticamente alcuna resistenza alla rapidissima avanzata dei suoi mercenari.

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