Nere, donne, dagli Usa all’Africa. Le leonesse dell’arte dominano la Biennale

Le “leonesse dell’Africa” dell’arte hanno dominato l’assegnazione dei premi alla 59ma Bennale di Venezia (aperta sino al 27 novembre). I due Leoni d’oro della Biennale e i due padiglioni che hanno ricevuto una menzione d’onore presentano tutti opere di artiste nere. Alcune delle quali sono qui come rappresentanti dei maggiori Paesi occidentali, come Gran Bretagna, Francia e anche Stati Uniti, segno che l’integrazione è evidentemente acquisita.
Il Leone d’oro per il miglior padiglione della 59ma Biennale è stato assegnato alla Gran Bretagna per l’artista Sonia Boyce, “che lavora con altre donne nere e suggerisce un linguaggio contemporaneo in rapporto a nuove forme – ha dichiarato la giuria – in particolare il rapporto con tante voci per creare un coro con diversi punti di vista”. “È un momento storico”, ha detto commossa l’artista ringraziando: “Non sono solo io che sta dando voce alle donne”.
Il Leone d’oro per il miglior artista della mostra è andato alla afroamericana Simone Leigh (nella foto qui sopra) per un volto di donna africana, senza occhi, di grandi dimensioni. Leigh, che è contemporaneamente anche l’artista a cui è affidato il padiglione Usa. Menzioni speciali anch’esse a due donne: la inuit Shuvinai Ashoona per la sua critica al colonialismo e Lynn Hershman Leeson per i suoi lavori Cyberg. Menzioni anche ai padiglioni della Francia, ove esponeva la fotografa femminista algerina Zineb Sedira e al Padiglione dell’Uganda ospitato a Palazzo Fossati, con la artista di Kampala Acaye Kerunen che ha intonato un canto popolare sul palco.

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