TRUMP ALLA SBARRA E L’AMERICA ALLO SCHERMO

Il giudice lo avverte: se sfida di nuovo l’ordine di silenzio rischia il carcere. Trump, tra processi e rinvii e una corsa alla Casa Bianca senza precedenti.

È scontro tra Donald Trump e i giudici del tribunale di Manhattan in cui l’ex presidente statunitense è sotto processo per i pagamenti illeciti all’attrice di film porno Stormy Daniels. Il magistrato che guida il procedimento ha avvertito il tycoon che rischia il carcere per aver ripetutamente sfidato un ordine di silenzio che gli impedisce di parlare pubblicamente di potenziali testimoni e della maggior parte delle persone associate alla corte e all’ufficio del pubblico ministero. Il giudice Juan Merchan ha multato Trump per la decima volta per un post sul Truth Social. Merchan ha avvertito che “d’ora in poi, la corte dovrà prendere in considerazione una sanzione carceraria”. Trump ha rimosso il post incriminato, ma quanto resisterà alla tentazione di violare nuovamente l’ordinanza del giudice? Secondo la procura ci vorranno ancora un paio di settimane per ascoltare tutti i testimoni di questo processo, senza precedenti, a un ex presidente degli Stati Uniti. “Hanno bisogno di altre due o tre settimane” ha affermato in tono sarcastico Trump, candidato repubblicano in pectore per le presidenziali di novembre, “e il giudice è ben felice di concedergliele perché così mi tengono lontano dalla campagna elettorale”. Ieri, nell’audizione più attesa, è stata la stessa Stormy Daniels, il cui vero nome è Stephanie Clifford, a raccontare in aula per oltre due ore i dettagli della notte di sesso che il tycoon continua a negare, mettendo in evidente imbarazzo l’ex presidente di nuovo in corsa per la Casa Bianca.

Di cosa è accusato Trump?

L’ex presidente è accusato di aver registrato come ‘spese aziendali’ il pagamento, avvenuto tramite il suo ex avvocato Michael Cohen, di 130mila dollari a Daniels poco prima delle presidenziali del 2016. Il denaro le sarebbe stato corrisposto perché non rendesse pubblica la loro presunta relazione sessuale, cosa che avrebbe potuto danneggiare la corsa del tycoon alla Casa Bianca. Trump deve difendersi da trentaquattro capi d’imputazione per frode contabile, punibili con una pena massima di quattro anni di prigione. Ma quello in corso a Manhattan non è l’unico processo con cui l’ex presidente e candidato in pectore dei repubblicani per la Casa Bianca si trova a fare i conti: contro di lui ci sono altri 3 procedimenti penali, in altrettanti stati diversi, a cui si aggiunge una causa civile. Con ogni probabilità quello di New York però sarà l’unico a tenersi prima delle elezioni del 5 novembre. E in caso di rielezione, Trump potrebbe ordinare l’archiviazione degli altri procedimenti. Prima di lui, nessun ex presidente era mai stato incriminato e la concomitanza dei procedimenti giudiziari con la campagna elettorale, rende ancora più incerto il voto di novembre.

Che effetti sul voto?

Al termine della giornata più difficile nel processo a suo carico, quella in cui Stormy Daniels ha testimoniato in aula, Trump ha avuto comunque di che rallegrarsi. Il giudice Aileen Cannon, da lui nominato, ha rinviato sine die il processo in Florida in cui l’ex presidente è accusato di aver sottratto dalla Casa Bianca e detenuto illegalmente nella sua residenza di Mar-a-Lago centinaia di documenti classificati. La mossa di Cannon favorisce il tycoon al pari delle strategie del team di avvocati che lavorano alla sua difesa, riusciti ad ottenere rinvii delle udienze preliminari, facendo in modo che difficilmente Trump si ritrovi a comparire nuovamente davanti a una giuria prima di novembre. Quindi, anche se il caso Stormy Daniels è considerato da molti come il più debole di tutti quelli a suo carico, è anche probabilmente l’unico che arriverà a sentenza prima delle elezioni. E nel caso in cui Trump fosse condannato, potrebbe determinare lo scenario senza precedenti di un candidato pregiudicato in corsa per la presidenza. Tali circostanze hanno reso la testimonianza di Daniels ancora più critica. La domanda che tutti si pongono in queste ore è se le sue dichiarazioni, dense di particolari scabrosi e poco lusinghieri sul carattere dell’ex presidente, abbiano reso più probabile un verdetto di colpevolezza o abbiano al contrario finito per minare il caso. Soprattutto ci si chiede se la vicenda sia riuscita laddove precedenti scandali sembrano aver fallito: a spostare voti critici degli indecisi in vista di novembre.

Schermi e realtà parallele?

Nello stesso momento in cui l’ex presidente compariva in tribunale con Stormy Daniels, Joe Biden teneva un discorso al Campidoglio sulla memoria dell’Olocausto. Eventi così distanti, mandati in onda nella stessa giornata hanno restituito agli occhi degli spettatori statunitensi gli estremi di una corsa presidenziale senza precedenti. Se altri presidenti in passato infatti, erano rimasti coinvolti in scandali sessuali, nessuno prima d’ora aveva mai affrontato accuse come quelle rivolte a Trump in un’aula di tribunale. Nel caso sollevato da Monica Lewinsky nel 1998 contro l’allora presidente Bill Clinton, ad esempio, il procedimento si svolse a porte chiuse davanti a un gran giurì e le dichiarazioni dei testimoni furono successivamente comunicate al pubblico attraverso delle trascrizioni. Nulla di paragonabile a quanto visto ieri in aula e sugli schermi quando Stormy Daniels ha descritto un ex presidente seduto in un letto d’albergo in boxer in attesa di fare sesso con lei. “Potrebbe non essere questo ciò che i fondatori avevano in mente quando hanno ideato la presidenza. ha osservato con sarcasmo misto ad amarezza Peter Baker sulle colonne del New York Times. “Eppure così va in questo 2024, un anno di colpi di scena che sfidano ogni paragone con la storia e l’immaginazione”.

Tratto da ISPI

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