SVOLTA SLOVACCA

Slovakia's presidential candidate Peter Pellegrini speaks to the media at his headquarters on the day the results of the country's presidential election are announced, in Bratislava, Slovakia, April 6, 2024. REUTERS/Radovan Stoklasa

La Slovacchia elegge Peter Pellegrini come nuovo Presidente: per il premier Robert Fico, accusato di simpatie pro-russe e scettico sul sostegno all’Ucraina, è una vittoria assoluta.

La vittoria di Peter Pellegrini alle elezioni presidenziali completa la svolta nazionalista della Slovacchia e attiva tutti i campanelli d’allarme dell’Unione Europea: il suo trionfo al ballottaggio, infatti, rafforza il primo ministro Robert Fico, mentre alimenta le preoccupazioni sullo stato di diritto e sulla possibile deviazione di Bratislava dalla politica europea sul sostegno all’Ucraina e in ambito Nato. Attuale presidente del Parlamento e leader del partito di governo Hlas-Sd, Pellegrini ha battuto al ballottaggio Ivan Korcok, candidato dell’opposizione liberale e filo-occidentale, con il 54,4% contro il 45,6% delle preferenze. Nel discorso della vittoria, pronunciato dalla sede del partito a Bratislava, Pellegrini ha promesso di “garantire che la Slovacchia resti dalla parte della pace e non dalla parte della guerra” ma anche che il paese “continuerà ad essere un membro forte” della Ue e della Nato. Una volta insediatosi, diventerà il sesto presidente della Slovacchia da quando questa ha ottenuto l’indipendenza dopo la scissione della Cecoslovacchia nel 1993, e succederà all’attuale Capo di Stato centrista ed europeista, Zuzana Caputova, che ha deciso di non candidarsi per la rielezione dopo aver ricevuto numerose minacce di morte, dicendosi “esausta” dell’atmosfera politica tossica nel paese.

La Slovacchia si sta Orbanizzando?

La vittoria di Pellegrini consolida la presa di Fico sul potere e consegna ai partiti nazionalisti il controllo delle principali istituzioni slovacche, dal parlamento alla presidenza. Il partito di sinistra Smer di Fico infatti, ha vinto le elezioni parlamentari di settembre grazie ad un’alleanza tripartita composta anche dallo Hlas di Pellegrini e dalla piccola formazione di estrema destra Sns, nazionalista e filorussa. Anche se la presidenza in Slovacchia è una carica perlopiù onoraria, il Capo di Stato sceglie il primo ministro dopo le elezioni parlamentari, giura nel nuovo governo e nomina i giudici della Corte costituzionale. Il presidente può anche porre il veto sulle leggi, sebbene il parlamento possa ignorare il suo veto con una maggioranza semplice e contestarlo presso la Corte costituzionale. Il Capo dello Stato ha anche il diritto di graziare i condannati. Secondo i critici, Fico sta seguendo le orme dell’ungherese Viktor Orban nel tentativo di controllare la magistratura: nonostante le proteste di piazza e gli avvertimenti di Bruxelles sulla salvaguardia dello stato di diritto, Fico ha chiuso l’ufficio del Procuratore Speciale, polo di tutte le indagini anticorruzione del paese, mentre cercava di imbavagliare i mezzi di informazione Migliaia di persone sono scese in piazza in tutta la Slovacchia per manifestare contro le politiche filo-russe di Fico e contro il progetto di modifica del codice penale che il governo ha approvato in febbraio. Inoltre, l’esecutivo ha minacciato di interrompere qualsiasi consegna di armi all’Ucraina salvo poi fare una parziale marcia indietro per ragioni opportunistiche.

La paura fa vincere?

Le elezioni slovacche si sono tenute in un contesto di forte polarizzazione intorno alla guerra in Ucraina, e al termine di una campagna elettorale al vetriolo in cui Pellegrini ha accusato il suo avversario Korčok di voler trascinare la Slovacchia in un conflitto con Mosca. Intanto, in sede europea, il premier Fico si opponeva all’imposizione di un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia e il suo ministro degli Esteri incontrava l’omologo russo in Turchia. Secondo Milan Nič, analista del German Council on Foreign Relations, Pellegrini ha vinto “orientando il ballottaggio sulla paura per la guerra in Ucraina e sul risentimento verso le élite filo-occidentali”. Il neopresidente, 48 anni, ha iniziato la sua carriera politica all’interno del partito Smer di Fico -– che ha persino sostituito alla guida del governo nel 2018, durante le massicce proteste scatenate dall’omicidio del giornalista Jan Kuciak -– ma da cui si è allontanato per formare il suo partito, Hlas, arrivato terzo alle elezioni parlamentari dello scorso anno. Nell’ambito dell’accordo di coalizione, Fico ha poi accettato di sostenere la candidatura di Pellegrini alla presidenza. Nel primo turno delle presidenziali, due settimane fa, Korčok aveva sconfitto Pellegrini ottenendo il 42% dei voti contro il 37%, ma non è riuscito a raggiungere la maggioranza assoluta necessaria per evitare il ballottaggio.

Problemi in vista? 

Con la vittoria del ‘suo’ candidato e un’affluenza alle urne superiore al 61% degli aventi diritto, la seconda più alta mai registrata dal 1999, le elezioni hanno fornito al premier Fico la legittimità messa in dubbio dalle proteste di piazza delle ultime settimane. Pellegrini assumerà la carica di presidente il 15 giugno e l’allineamento di Bratislava con Budapest sarà completo. Non è un caso che Viktor Orban sia stato tra i primi a complimentarsi: “Le mie più sentite congratulazioni a Peter Pellegrini per la sua schiacciante vittoria alle elezioni presidenziali slovacche. Una grande vittoria per il popolo slovacco e una grande vittoria per i sostenitori della pace in tutta Europa!” ha scritto il premier ungherese su X. Sa bene che sia in ambito comunitario che nell’Alleanza Atlantica alla vigilia di appuntamenti importanti – come le elezioni europee di giugno e il vertice Nato di Washington – l’opposizione allo stanziamento di aiuti per Kiev e di nuovi strumenti economici contro Mosca da oggi ha un alleato in più. E che, soprattutto negli equilibri europei dove le decisioni vengono prese all’unanimità, anche due pesi medi come Slovacchia e Ungheria possono dare del filo da torcere.

Tratto da ISPI

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