Guerra alle fake news

Mentre la tensione resta altissima e le cancellerie tentano di disinnescare l’escalation, c’è un altro fronte che attira l’attenzione degli esperti: è quello della disinformazione sul web e le piattaforme social che diffondono contenuti falsi o manipolati relativi al conflitto. Tra immagini di videogiochi rilanciate come fossero attacchi missilistici e false notizie – come quella secondo cui l’Ucraina avrebbe venduto armi arrivate dall’Occidente ad Hamas e altro ancora – il fenomeno ha assunto proporzioni allarmanti, con un’esplosione di circa 100 volte superiore nel numero di contenuti falsi sul conflitto, divenuti virali.  Dopo il richiamo all’ordine dell’Unione Europea, TikTok ha dichiarato di aver cancellato più di 500mila video e 8mile live streaming mentre anche X (ex Twitter) e Meta sono sotto indagine. “Le bugie online sono alle stelle, suscitando reazioni intense in più fusi orari, con enormi implicazioni globali e sociali”, osserva sul Financial Times Jean-Claude Goldenstein, amministratore delegato del gruppo di business intelligence CREOpoint secondo cui, per portata e diffusione, il fenomeno “non ha precedenti”. Gli esperti esprimono preoccupazione anche riguardo all’uso delle piattaforme per incoraggiare la violenza e le minacce. Venerdì, il procuratore generale di New York Letitia James ha chiesto a Google, Meta, X, TikTok, Reddit e alla piattaforma video Rumble quali misure avessero intrapreso per fermare la diffusione di contenuti “che incitano all’odio che incoraggiano la violenza contro persone e istituzioni ebraiche e musulmane”.

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